Secondo dati ISTAT nell’ultimo decennio è cresciuta in maniera costante la spesa per i servizi di ristorazione e per pasti consumati fuori casa il cui mercato vale all’incirca 65 miliardi di euro a fronte dei 130 miliardi di spesa complessiva per l’alimentazione domestica.
La spesa media destinata dalle famiglie Italiane ai pasti consumati fuori casa negli ultimi 20 anni ha avuto un andamento crescente fino ad arrivare ai 75 euro/mese dei giorni nostri, che corrisponde a circa un terzo del totale della spesa destinata all’alimentare.
Considerando il consumo in ristoranti, vending, take away, fast food, ecc., la spesa media nel nostro Paese arriva a circa 1200 euro/anno pro capite mentre “El salir de fiesta” porta gli Spagnoli quasi a raddoppiare tale cifra. La media pro capite Europea si attesta intorno agli 800 euro/anno.
Gli Italiani, con sempre meno tempo a disposizione, sembra facciano spesso colazione al bar, mangino panini, snack, pizze a pranzo alternando quest’ultime qualche preparazione gastronomica o piatto precotto “ready to eat”. Una suddivisione indicativa dice che il 50% circa consuma fuori casa il pranzo, il 30% circa la cena e il 20% sia il pranzo che la cena.
Le occasioni di consumo?
Per più dell’85% riguardano motivi di lavoro ed i restanti per piacere.
Quando si mangia a casa, lo si fa in velocità ed utilizzando prodotti nati per tale necessità: piatti surgelati pronti, snack nutrizionalmente bilanciati o monoporzioni pronte in 1 minuto.
Facendo un giro al supermercato ci si può imbattere in decine e decine di prodotti che confermano questa tendenza.
Nell’ immediato futuro largo spazio avranno i prodotti “eco friendly”, “del territorio” e “salutistici” che catturano l’attenzione dei consumatori sempre piu’ scrupolosi nel valutare anche questi “aspetti etici” prima di decidere cosa comprare e poi mangiare.